Elpidio Valdes

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Elpidio Valdes
view post Posted on 17/8/2009, 21:38




Ciao a tutti compagni mi presento: mi chiamo francesco vengo dalla provincia di Firenze, ma vivo a mezzo tra qui e a madrid dalla mi ragazza e penso con ogni probabilità di andare definitivamente a vivere là dall' anno prossimo, il mio nickname è riferito all' omonimo eroe di fumetti/cartoni cubani che è un mio idolo già da quando feci un viaggio a cuba diversi anni fa da ragazzino.
(un cubano che nel cartone combatte contro la colonizzazione spagnola e la libertà di Cuba)

:ussr: :cuore: :CCCP: :(C):

NO TENGO SUPERMAN
TENGO ELPIDIO VALDES

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11 replies since 17/8/2009, 21:38
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la partigiana
view post Posted on 17/8/2009, 21:44




un caloroso benvenuto in questo forum, compagno... :ussr:
 
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Elpidio Valdes
view post Posted on 17/8/2009, 21:57




Grazie mille.

Volevo dire anche che politicamente sono abbastanza contorto, nel senso che mantengo da sempre un certo contrasto tra l' ideale del cosiddetto "socialismo reale" e "dittatura del proletariato" ecc con un forte spirito "libertario".
Diciamo che in generale penso possano coesistere le due cose, il mio ideale sarebbe una repubblica dove le aziende sono tutte nazionalizzate e autogestite dai lavoratori (a proposito mi piacciono molto le autogestioni della jugoslavia di Tito nonostante qualche imperfezione), ed in cui siano liberi e legali tutti i partiti ed i movimenti politici che non mettano in discussione l' economia nazionalizzata ed il potere operaio nel rispetto però dei diritti umani, della libertà di espressione, di protesta, di critica, libere elezioni ecc ecc ecc
In un parlamento formato per metà dai partiti che riconoscono il socialismo come dicevo sopra e per metà dai rappresanti dei consigli operai, collettivi studenteschi, comitati popolari ecc
 
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Josif Vissarionovic Dzugasvili
view post Posted on 17/8/2009, 22:25




CITAZIONE (Elpidio Valdes @ 17/8/2009, 22:57)
Grazie mille.

Volevo dire anche che politicamente sono abbastanza contorto, nel senso che mantengo da sempre un certo contrasto tra l' ideale del cosiddetto "socialismo reale" e "dittatura del proletariato" ecc con un forte spirito "libertario".
Diciamo che in generale penso possano coesistere le due cose, il mio ideale sarebbe una repubblica dove le aziende sono tutte nazionalizzate e autogestite dai lavoratori (a proposito mi piacciono molto le autogestioni della jugoslavia di Tito nonostante qualche imperfezione), ed in cui siano liberi e legali tutti i partiti ed i movimenti politici che non mettano in discussione l' economia nazionalizzata ed il potere operaio nel rispetto però dei diritti umani, della libertà di espressione, di protesta, di critica, libere elezioni ecc ecc ecc
In un parlamento formato per metà dai partiti che riconoscono il socialismo come dicevo sopra e per metà dai rappresanti dei consigli operai, collettivi studenteschi, comitati popolari ecc

Questa è una formalità, nel senso che solo materialmente non la gestivano gli operai la fabbrica (in URSS) ma dietro le direttive c'erano loro
 
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Elpidio Valdes
view post Posted on 17/8/2009, 22:42




Non mi riferivo all' Urss ne' parlavo solo della gestione dell' azienda, comunque sia bisognerebbe le argomentassi un pò più approfonditamente queste affermazioni anche perchè non risultano da molte fonti e neanche da varie testimonianze.
Tra l' altro anche gli stalinisti stessi (addirittura il PMLI, il che è tutto dire...), ammettono che in generale, ma soprattutto nel periodo dell' industrializzazione forzata e del primo piano quinquiennale le condizioni di lavoro erano di fatto durissime, (non sto dicendo che non era un momento transitorio di passaggio, ne' sto incolpando Stalin, ne' sto dicendo che non era necessario, ne' che il regime lo poteva evitare, lo sto solo esponendo come fatto). E quale operaio che "sta dietro le direttive dell' azienda" sacrificherebbe la sua vita in tal modo per lo sviluppo della patria socialista e per di più con la cieca fiducia che lo Stato mantenga ciò che gli ha promesso? E' ovvio che c' era un controllo ed una imposizione dall' alto.

Edited by Elpidio Valdes - 18/8/2009, 00:17
 
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Josif Vissarionovic Dzugasvili
view post Posted on 18/8/2009, 01:04




CITAZIONE (Elpidio Valdes @ 17/8/2009, 23:42)
Tra l' altro anche gli stalinisti stessi (addirittura il PMLI, il che è tutto dire...), ammettono che in generale, ma soprattutto nel periodo dell' industrializzazione forzata e del primo piano quinquiennale le condizioni di lavoro erano di fatto durissime,

Innanzitutto dimentica il termini "stalinista" perchè non esisti e poi mi dici dove afferma questo?

CITAZIONE
E quale operaio che "sta dietro le direttive dell' azienda" sacrificherebbe la sua vita in tal modo per lo sviluppo della patria socialista e per di più con la cieca fiducia che lo Stato mantenga ciò che gli ha promesso? E' ovvio che c' era un controllo ed una imposizione dall' alto.

Ma sai leggere?
Io ho detto che tecnicamente le direttive le facevano gli operai
 
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Elpidio Valdes
view post Posted on 18/8/2009, 18:30




Non l' ho certo inventato io il termine "stalinista" e neanche lo stavo dicendo in maniera offensiva, (o almeno non in questo caso) ma solo come "seguace del pensiero di Stalin" o "sostenitore di Stalin" non so da quando non esista....O almeno pur essendo pochi (cosa che non mi fa certo piacere intendiamoci..Preferirei comunque una massa di "stalinisti" che di bambocci rincitrulliti dl consumismo..), però mi sembra che esistiate ancora a cercare bene col lumino qualcuno se ne trova a giro..

C ho parlato molte volte col pmli (come ho scritto sopra sono di firenze...) sia per email che a voce di persona ed hanno sempre ammesso che anche le condizioni di lavoro rientrarono (e penso sia normale) nei sacrifici che il popolo dovette fare nell' "edificazione del socialismo" questo discutendo me l hanno sempre confermato (pur dicendo che quello che ci viene detto anche riguardo a questo tema è spesso stato ingrandito dai "revisionisti" ecc ecc).
Ora probabilmente cercando bene forse anche in qualche loro scritto sul loro sito potrebbe essere rintracciabile qualcosa su questo non lo so sinceramente...
Discutendo in genere veniva fuori che all' inizio dicevano appunto che ci furono dei sacrifici dovuti al fatto di dover trasformare la russia da paese completamente arretrato com era a potenza industrializzata, ma anche dopo però se vai bene a guardare noterai che invece dopo dovettero fare altri sacrifici ancora per prepararsi alla guerra, poi altri ancora per sostenere la guerra e poi altri ancora per ricostruire il paese e rilanciare l' Urss...
Tutte OVVIETA' che non metterei mai in discussione OVVIAMENTE verissime, e che in ogni caso non potrebbero certo essere colpa ne' di Stalin ne' del partito, semplicemente io volevo partire dal presupposto di questa ovvietà dei "grandi sacrifici necessari" per esporre proprio il mio dubbio sul fatto che gli operai dirigessero l' azienda.
Sarò io che non saprò leggere ma la tua risposta non ha niente a che fare con quello che ho detto io, infatti il dubbio (a parte su fonti spiegazioni e prove, che mi sembrano doverose quando si fanno affermazioni contrarie alle tesi della gran parte degli storici, della gran parte dei compagni ecc ecc), era infatti proprio questo: quali operai che "tecnicamente facevano le direttive dell' azienda" deciderebbero per se stessi una vita sacrifici e condizioni di lavoro dure?
 
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Josif Vissarionovic Dzugasvili
view post Posted on 18/8/2009, 23:33




CITAZIONE (Elpidio Valdes @ 18/8/2009, 19:30)
Non l' ho certo inventato io il termine "stalinista" e neanche lo stavo dicendo in maniera offensiva, (o almeno non in questo caso) ma solo come "seguace del pensiero di Stalin" o "sostenitore di Stalin" non so da quando non esista....O almeno pur essendo pochi (cosa che non mi fa certo piacere intendiamoci..Preferirei comunque una massa di "stalinisti" che di bambocci rincitrulliti dl consumismo..), però mi sembra che esistiate ancora a cercare bene col lumino qualcuno se ne trova a giro..

Quindi se io credessi nelle tue idee sarei un valdesista?

CITAZIONE
C ho parlato molte volte col pmli (come ho scritto sopra sono di firenze...) sia per email che a voce di persona ed hanno sempre ammesso che anche le condizioni di lavoro rientrarono (e penso sia normale) nei sacrifici che il popolo dovette fare nell' "edificazione del socialismo" questo discutendo me l hanno sempre confermato (pur dicendo che quello che ci viene detto anche riguardo a questo tema è spesso stato ingrandito dai "revisionisti" ecc ecc).
Ora probabilmente cercando bene forse anche in qualche loro scritto sul loro sito potrebbe essere rintracciabile qualcosa su questo non lo so sinceramente...
Discutendo in genere veniva fuori che all' inizio dicevano appunto che ci furono dei sacrifici dovuti al fatto di dover trasformare la russia da paese completamente arretrato com era a potenza industrializzata, ma anche dopo però se vai bene a guardare noterai che invece dopo dovettero fare altri sacrifici ancora per prepararsi alla guerra, poi altri ancora per sostenere la guerra e poi altri ancora per ricostruire il paese e rilanciare l' Urss...
Tutte OVVIETA' che non metterei mai in discussione OVVIAMENTE verissime, e che in ogni caso non potrebbero certo essere colpa ne' di Stalin ne' del partito, semplicemente io volevo partire dal presupposto di questa ovvietà dei "grandi sacrifici necessari" per esporre proprio il mio dubbio sul fatto che gli operai dirigessero l' azienda.
Sarò io che non saprò leggere ma la tua risposta non ha niente a che fare con quello che ho detto io, infatti il dubbio (a parte su fonti spiegazioni e prove, che mi sembrano doverose quando si fanno affermazioni contrarie alle tesi della gran parte degli storici, della gran parte dei compagni ecc ecc), era infatti proprio questo: quali operai che "tecnicamente facevano le direttive dell' azienda" deciderebbero per se stessi una vita sacrifici e condizioni di lavoro dure?

Certo, ma condizioni difficili nel senso proporzionale all'economia quindi erano condizioni difficili per tutto il paese. Ma cnhe la tua base sarebbe sbagliata perchè i sacrifici li fecero in un determinato contesto storico non teorico
 
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Elpidio Valdes
view post Posted on 19/8/2009, 16:05




CITAZIONE
Quindi se io credessi nelle tue idee sarei un valdesista?

Certo che si, non meno di quanto saresti simpsonista...Poi certo saresti anche un comunista, un trotskista, un leninista, un guevarista, un marxista, un titino, un castrista...

Comunque sia, io non metto in dubbio che erano condizioni di difficoltà a livello globale, ma infatti io non ho parlato in generale, ho specificato alle condizioni di lavoro che secondo quanto continui a sostenere, (senza niente di prove, documentazioni, fonti, spiegazioni ecc che ripeto sarebbero il minimo quando si fanno affermazioni che fanno a cazzotti con la storia e col movimento comunista...), dipendevano in gran parte dalla volontà dei lavoratori, perchè anche in un momento di crisi se i lavoratori autogestiscono l' azienda ragionano ugualmente che in tempi normali non è che si sacrificano sponataneamente e scelgono spontaneamente di lavorare più ore e più duramente se non c' è nessuna imposizione dall' alto..
 
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Josif Vissarionovic Dzugasvili
view post Posted on 20/8/2009, 08:35




Racconti su Stalin

“L’era di Stalin”, edizioni Rapporti Sociali pagg. 41-42

…Le officine di Kharkov presentavano un problema speciale. Esse venivano costruite “fuori dal piano”. I contadini entravano nelle fattorie collettive più rapidamente del previsto, e bisognava trovare il modo di far fronte alle impetuose richieste di trattori: così Kharkov, orgogliosa cittadella dell’Ucraina, aveva deciso di costruire la sua fabbrica, “al di fuori del piano quinquennale”. E’ difficile immaginare, da noi in America, cosa significasse: tutte le assegnazioni di acciaio, mattoni, cemento, mano d’opra, erano già state fissate per cinque anni. Kharkov poteva ottenere il suo acciaio, per esempio, solo inducendo qualche acciaieria a lavorare “oltre il piano”. Per sopperire alla scarsezza di mano d’opera comune, decine di migliaia di persone – impiegati, studenti, professori – si offersero di lavorare volontariamente nei giorni di riposo. Poiché la settimana moscovita a quell’epoca era di cinque giorni, con turni di riposo alternati, un quinto della popolazione aveva giornata libera ogni giorno.
“Ogni mattina alle sei e mezzo – mi diceva Mr Raskin – arriva il treno speciale, che porta, musiche e bandiere in testa, volontari tutti giorni diversi, ma sempre ugualmente allegri”…..

Altro esempio:
Baghirova, operaia cotoniera che è ammirata in tutta la sua terra nativa, l’Azerbaigian.
La sua vita sotto la dominazione zarista non differiva affatto da quella di migliaia di alre donne dell’Azerbaigian: segregazione, velo, obbedienza cieca ed implicita al marito, analfabetismo ed ignoranza abbrutente. Ma venne il giorno in cui la sua vita come quella delle altre donne, fu rivoluzionata dall’avvento al potere della classe operaia. Nel 1931 Baghirova, che si era aggregata ad una delle prime aziende collettive organizzate nel suo distretto, aveva già raggiunto non solo un livello straordinariamente alto di produzione, ma una notevole conoscenza specifica di tutti i processi dei sistemi moderni di coltura del cotone. Applicando con sistematicità e persistenza le sue capacità alla coltivazione del pezzo di terra assegnatole, essa riportò il record mondiale di produzione con 142,9 quintali di cotone per ettaro. La sua fama si diffuse rapidamente attraverso l’Unione Sovietica. Nel 1937 il suo popolo la scelse come uno dei propri deputati al Soviet Supremo dell’URSS.


Esempio di democrazia proletaria:
Il progetto…. della Costituzione fu presentato al popolo stampato in 60 milioni di copie. Questo progetto fu discusso in 527 mila assemblee, cui presero parte 36 milioni di persone. Per mesi e mesi ogni giornale fu pieno di lettere dei lettori sul progetto di Costituzione; furono proposti circa 154 mila emendamenti…..
Da “L’era di Stalin” della giornalista americana A.L. Strong


Ed ora un esempio di emancipazione femminile:
Qui, nella città "santa", fu organizzata una drammatica azione collettiva di getto del velo. Verso l'8 marzo, Giornata internazionale della donna, corse voce che "qualcosa di spettacolare sarebbe accaduto": in quel giorno, comizi di massa di donne vennero tenuti in diversi luoghi della città e le oratrici chiesero all'auditorio che "si levassero il velo tutte insieme": allora le donne passarono davanti al palco: giunte di fronte al podio, gettarono il velo, e poi tutte insieme, andarono a sfilare per le strade. Erano state erette delle tribune, per i dirigenti e membri del Governo, che salutavano la sfilata. Altre donne uscivano dalle loro case, si univano alla sfilata e gettavano il velo davanti alle tribune. Così fu rotta la tradizione del velo nella sacra Buchara.
A.L. Strong da "L’era di Stalin"

Il partito:
*...Durante i molti anni trascorsi nell'URSS, mai ho sentito parlare di "decisioni di Stalin", di suoi "ordini", ma sempre e soltanto di "ordinanze del Governo", di "linea del Partito", cioè di elaborazioni collettive. Parlando di Stalin, se ne elogiava semmai la "chiarezza", la "capacità di analisi"; si diceva: "Stalin non ha una visione individualistica delle cose".....non si salutò mai in lui "il sommo duce", bensì il "maestro", colui che additava la via da seguire. Ciò lo distingue dai despoti di cui pullula la storia....
A.L. Strong, giornalista americana

Racconto sull'URSS

Alla festa di Resistenza organizzata dalla federazione Piemonte-Lombardia il 6 e 7 di settembre abbiamo conosciuto una ragazza moldava di 34 anni che da vari anni vive e lavora in Italia. Abbiamo fatto a lei e a suo fratello (di qualche anno più grande) alcune domande sulla Moldavia prima dell’avvento della “democrazia” e della separazione dalla Russia. Entrambi hanno vissuto in Moldavia nella parte finale dell’esistenza l’URSS, quando l’URSS, dopo quarant’anni di regime revisionista e di restaurazione graduale del capitalismo, si stava dissolvendo e stava per entrare nella fase della restaurazione ad ogni costo del capitalismo diretta dagli Eltsin e dai Putin. Dai loro ricordi, però, emerge bene quanto, nonostante l’opera dei revisionisti, le condizioni di vita e di lavoro delle masse popolari e l’intero sistema economico, politico e sociale erano ancora fortemente influenzate dalle conquiste della fase di costruzione del socialismo.


Come era organizzata la vita sociale? Ogni individuo contribuiva alla collettività principalmente svolgendo i suoi compiti con dedizione e responsabilità. Gli studenti studiavano e facevano attività ricreative e civiche, i lavoratori lavoravano e potevano svolgere qualunque attività sociale, culturale e ricreativa. Ogni individuo viveva a stretto contatto del suo collettivo di riferimento e questo creava un tessuto sociale tale per cui nessuno era abbandonato a se stesso, nessuno era lasciato in disparte, ma tutto e tutti erano curati. Non esistevano ricchezza e povertà, le differenze di salario erano basate solo sulla specializzazione professionale e sull’anzianità, chiunque era in grado di mantenere un livello di vita più che dignitoso. Si stava bene e, in verità, soltanto chi voleva “star male” poteva farlo.



In che senso? Nel senso che il lavoro era obbligatorio, valeva il principio “chi non lavora non mangia”. Chi non aveva voglia di lavorare e preferiva fare il furbo veniva denunciato e condotto più volte al lavoro da parte della polizia. Poteva comunque non lavorare per un massimo di 6 mesi (circondato dalla diffidenza e dalla riprovazione della gente), poi veniva messo in una colonia di lavoro, una sorta di prigione in cui era obbligato a lavorare. Nella colonia di lavoro non percepiva uno stipendio mensile ma, quando usciva, riceveva un compenso per il lavoro che aveva svolto risultante dai giorni che aveva lavorato, ad una paga inferiore rispetto agli operai.

Quindi non esistevano le basi per il furto, non c’era droga e non esisteva la prostituzione.



Parlaci ancora del lavoro e del sistema produttivo. La precarietà del lavoro, l’instabilità, l’insicurezza non esistevano. A tutti era chiaro che dopo la scuola sarebbero andati a lavorare. Ogni fabbrica, ospedale, comparto produttivo aveva il dovere di curare tutti gli aspetti della vita dei lavoratori e delle loro famiglie, fin dalla creazione e gestione delle scuole professionali. Ogni studente della scuola professionale era un potenziale lavoratore di quel comparto, quindi la fabbrica o l’ospedale provvedevano alla cura di tutto ciò che gli era necessario: vitto (con ticket e buoni), alloggio, tempo libero (corsi di ogni tipo, sport, arte, ecc.), vacanze (ogni azienda aveva complessi o alloggi turistici sparsi in tutta l’URSS o convenzioni con alloggi e complessi turistici gestitI da altre aziende), trasporti (ogni azienda provvedeva al trasporto di ogni singolo studente/lavoratore nei casi in cui era necessario spostarsi).
Questa organizzazione partiva, come ho detto, dalla scuola professionale e arrivava fino all’età della pensione.



Puoi dirci qualcosa sulle condizioni di lavoro? Io, per esempio, ho iniziato a lavorare in miniera a 18 anni e le attenzioni che c’erano per i minatori non c’erano da nessun’altra parte del mondo. Ad esempio il latte (bere molto latte riduce i rischi che derivano dalle polveri) era distribuito gratis più volte al giorno a tutti i minatori: una cosa del genere in Germania, in Inghilterra e in tutto il resto del mondo non esisteva. Il minatore era considerato un lavoro usurante, quindi un anno da minatore era considerato come tre anni di lavori non usuranti: quindi dopo 12 anni, a 30 anni, avrei potuto andare in pensione.



Com’erano gli stipendi? Un lavoratore senza nessuna qualifica guadagnava lo stipendio più basso: 180 rubli. Un kg di pane costava 0,15 rubli, un biglietto dell’autobus 0,70 e uno del treno 0,25 ma gli spostamenti da e per il lavoro erano gratis, spesso le mense erano gratis e libri, scuola e sanità pure. Ad ogni lavoratore la fabbrica dava gratis la casa, l’arredamento, gli elettrodomestici (i più cari a un prezzo simbolico).
Gli stipendi erano usati per comprarsi qualcosa in più rispetto a ciò che già era un diritto riconosciuto a beneficiare di tutte le risorse e le ricchezze, come per esempio le sigarette, i gelati e altri “vizi”.
I beni di consumo in commercio erano venduti al mercato e tutti i prezzi stabiliti dallo Stato, non esistevano quindi speculazioni di nessun tipo. I beni maggiormente ambiti (ad esempio alcuni tipi di cereali) non venivano messi in commercio, ma razionati proporzionalmente al numero dei componenti di ogni nucleo famigliare.



Com’era la sanità? Era completamente gratuita sia per le visite generiche che specialistiche, a tutti i livelli, le analisi e le cure. Chiunque avesse malattie che richiedevano particolari trattamenti o che si acuivano con le condizioni climatiche veniva inviato al mare o alle terme, in montagna o in campagna per un periodo di riabilitazione. Queste cure, insieme alle vacanze, erano gestite dalle organizzazioni sindacali.



E i trasporti? Per andare al lavoro la fabbrica metteva a disposizione dei pulmini che andavano a prendere a casa e riportavano a casa gli operai gratuitamente (chi voleva dava una mancia all’autista). Per i mezzi pubblici era necessario comprare il biglietto, il cui costo era comunque molto basso. Le macchine private erano poche ma non per penuria di mezzi ma perché non erano necessarie. Quelle che esistevano erano tutte uguali, cambiava solo il colore, ed erano di proprietà collettiva nel senso che chi ne aveva bisogno faceva domanda alle autorità competenti e poteva prendere una macchina, per poi consegnarla quando non ne aveva più bisogno. Sulla gestione della distribuzione delle macchine esistevano dei favoritismi, poteva succedere che i dirigenti facessero avanzare dei loro parenti o conoscenti nella lista di prenotazione della macchina, ma questo era il peggio che poteva accadere.

C’era libertà di culto? In maggioranza i moldavi erano atei, ma la religione non era vietata. Chi voleva poteva andare in chiesa, seguire il culto che voleva e celebrare le feste religiose. Semplicemente incorreva nell’ironia della gente che, in generale, non festeggiava né Natale né Pasqua. Le feste erano politiche, civili o patriottiche (primo maggio, 8 marzo, 1 gennaio, 15 aprile, 23 febbraio). In occasione delle feste le scuole e le fabbriche non chiudevano, ma le mense servivano il menù di festa e venivano organizzate specifiche attività: gite, parate, gare sportive, manifestazioni culturali, ecc.



Com’era organizzata la scuola? Ognuno aveva la possibilità di scegliere e determinare il proprio percorso di studi perchè tutte le spese erano a carico dello Stato, quindi per gli studenti e le loro famiglie l’istruzione non rappresentava un costo. Dopo l’asilo (3/6 anni) iniziava un ciclo di studi “base” di 9 anni. Chi voleva continuare a studiare poteva farlo liberamente, perchè l’università era gratuita, ma anche a chi intendeva specializzarsi erano assicurati studi, vitto, alloggio e servizi gratis.
In generale tutto il sistema funzionava sulla meritocrazia, ma non come la intendete voi: 1. i risultati dello studio erano intesi come lo sviluppo e la crescita di un collettivo e non per fini carrieristici; 2. non esistevano le “borse di studio” con cui la borghesia rappresenta la sua meritocrazia, ma tutti avevano il diritto e il dovere di studiare a costo zero.

C’erano organizzazioni giovanili? Prima dei 13 anni i bambini e i ragazzi entravano o negli ottobrini (dai 6 ai 9 anni) o nei pionieri (dai 9 ai 13 anni). Non era obbligatorio, ma tutti i bambini volevano parteciparvi, soprattutto perchè tutti i ragazzi aspiravano sopra a ogni casa a entrare nel Komsomol. Le organizzazioni giovanili organizzavano attività sociali (volontariato, aiuto ai contadini per il raccolto o agli anziani, campagne per la pulizia dell’ambiente), organizzavano le loro feste e promuovevano le proprie attività ricreative e culturali: ci sentivamo importanti e utili! Il Komsomol era la Gioventù comunista e per entrarvi era necessario superare un esame di storia (ci venivano chieste cose come la data di nascita di Lenin, quando era stata fondata l’URSS e altre cose del genere). L’ingresso nel Komsomol era per tutti i giovani una cosa importante, rappresentava il riconoscimento sociale del passaggio alla maturità. Il non farne parte equivaleva a un castigo. Pensate che per riprendere un ragazzo per un atteggiamento sconveniente o sbagliato, non si faceva leva sulle questioni personali, ma al contrario sul ruolo che lui ricopriva nella società: “che razza di komsomolista sei?”.



Tutto questo avveniva nella fase di decadenza dei primi paesi socialisti, dall’intervista emergono vari indizi: i favoritismi, le mance, l’esame per entrare nel Komsomol basato su date e nozioni, il fatto che la gente non era mobilitata ed educata a prendere sempre più nelle proprie mani la direzione della propria vita e della propria attività, ecc. Però lascia intravedere cosa sono stati i primi paesi socialisti quando la loro direzione di marcia era quella della costruzione del comunismo! E cosa potrà essere l’Italia quando diventerà un paese socialista: un paese che riprenda e sviluppi a un livello superiore quello che è descritto in questa intervista. E’ questo il paese che i comunisti aspirano a costruire, che il nostro Partito contribuisce a costruire, che ogni lavoratore può contribuire a costruire.
 
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Josif Vissarionovic Dzugasvili
view post Posted on 20/8/2009, 08:51




Costituzione sovietica

ARTICOLO 119

I cittadini dell'U.R.S.S. hanno il diritto al riposo.
Il diritto al riposo è assicurato dall'istituzione per gli operai e gli impiegati della giornata lavorativa di otto ore e dalla riduzione della giornata lavorativa a sette e sei ore per una serie di professioni con condizioni di lavoro difficili e fino a quattro ore nei reparti con condizioni di lavoro particolarmente difficili, dalla istituzione di congedi annuali agli operai e agli impiegati con il mantenimento del salario, dalla vasta rete di sanatori, case di riposo e club che è messa a disposizione dei lavoratori.

ARTICOLO 120

I cittadini dell'U.R.S.S. hanno diritto di avere assicurati i mezzi materiali di esistenza per la vecchiaia nonché in caso di malattia e di perdita della capacità lavorativa.
Questo diritto è assicurato dall'ampio sviluppo delle Assicurazioni Sociali degli operai e degli impiegati a spese dello Stato, dall'assistenza medica gratuita ai lavoratori e dalla vasta rete di stazioni di cura che è messa a disposizione dei lavoratori.

ARTICOLO 126

In conformità con gli interessi dei lavoratori e allo scopo di sviluppare l'iniziativa delle masse popolari nel campo dell'organizzazione e la loro attività politica, è assicurato ai cittadini dell'U.R.S.S. il diritto di unirsi in organizzazioni sociali: sindacati, cooperative, organizzazioni della gioventù, organizzazioni sportive e di difesa, società culturali, tecniche e scientifiche, - mentre i cittadini più attivi e più coscienti appartenenti alla classe operaia e agli altri strati di lavoratori si uniscono nel Partito Comunista (bolscevico) dell'U.R.S.S., che è l'avanguardia dei lavoratori nella loro lotta per il consolidamento e lo sviluppo del regime socialista e rappresenta il nucleo dirigente di tutte le organizzazioni dei lavoratori, tanto sociali che di Stato.
 
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Elpidio Valdes
view post Posted on 20/8/2009, 14:55




Tutto molto interessante ma niente di tutto questo (che in generale mi trova molto d' accordo), contiene elementi attinenti al tema della discussione che "le direttive dell' azienda le facevano gli operai".
Il mio esempio della "durezza delle condizioni di lavoro" come dubbio su quella precisa affermazione era un esempio rivolto a determinati momenti storici.
Il contenuto di quelle testimonianze ed i grandi progressi del socialismo sovietico nonostante i suoi problemi e deformazioni mi trova d' accordo. Niente da obbiettare.
 
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11 replies since 17/8/2009, 21:38   164 views
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